lunedì 5 gennaio 2009

Marina Bersani, enotecaria


Quando si entra nel suo locale c’è qualcosa di diverso che ti colpisce subito, ti guardi attorno per scoprire tra centinaia di bottiglie ordinate in modo didattico, a prova di incompetente totale, che cos’è. Lo sguardo si perde tra gli scaffali, sul bancone che è un trionfo di piaceri, negli occhi e nei gesti delle persone che a piccoli gruppi affollano costantemente l’enoteca Compagnia del Taglio, in Via del Taglio a Modena.
Poi, improvvisamente, quando ti metti a chiacchierare con lei, Marina Bersani, piacentina trapiantata a Modena da quattordici anni, lo scopri. Scopri cos’è che ti colpisce in modo indefinito: la poesia. Allora lo sguardo si fa più attento e scova, tra libri impilati raccolte di poesie, sulla parete versi di Dylan Thomas.
Ma c’è poesia anche nel suo modo di conversare, sincero, sempre. Ai limiti della spregiudicatezza e del rischio.
Dove per rischio si intende la reazione che suscita dire sempre ciò che si pensa, difendendo le proprie opinioni. Questo non significa essere rigidi e inamovibili, significa credere nelle proprie azioni e nelle proprie opinioni, ben disposti al confronto.
E c’è poesia anche nel suo lavoro, quello di scegliere il meglio che il mondo internazionale del vino offre e di proporlo ai suoi clienti, molti ormai amici. Fin da ragazza Marina amava questo lavoro, si è formata alla scuola di chef, sommelier e gourmand piacentini, se ne è andata a Modena per pura casualità a gestire l’enoteca che aveva aperto i battenti nel 1991 e che già stava forse chiudendo. Con lei la Compagnia del Taglio è diventata punto di riferimento, preciso.
Di un pubblico molto eterogeneo che però sa che lei è brava e competente. “Quando sono arrivata a Modena – racconta Marina – venivo da un’esperienza di grande affiatamento tra ristoratori, enotecari, personaggi del vino piacentino. Ci si incontrava, nei giorni di chiusura dei rispettivi locali, per andare insieme a cena o ad una degustazione, ci si confrontava, si collaborava per crescere. A Modena l’ambiente era completamente diverso, ma io non ho mai smesso, neppure una volta, di favorire questi incontri, di fare dell’enoteca un luogo di scambio culturale. E devo dire che penso di esserci riuscita”.
Lo confermiamo, dopo essere stati a volte clienti del locale, osservatori un po’ appartati di un pubblico molto conviviale e sempre capace di assaporare la poesia del luogo.
Un talento, di quelli che forse non potranno mai essere profeti in patria. E’ così che mi piace descrivere Marina Bersani. Un talento nello scoprire vini che hanno una storia di persone, una persona che ama a tal punto il suo lavoro da non chiudere mai bottega se ci sono degli amici che si attardano a fare le ore piccole, anche se lei è in pista dal mattino.
Per lei vedere che il suo locale è il rifugio preferito di molti è la soddisfazione più grande: un rifugio caldo, accogliente, sicuro, dove il buon bere diventa un modo intelligente di trascorrere il tempo, in maniera serena.

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