lunedì 5 gennaio 2009

Lucilla Meneghelli, un architetto per l’ambiente


Quando l’ho incontrata la prima volta, aveva vent’anni di meno e stava partecipando ad un corso di formazione di cui io ero il docente in fotografia. Emanava entusiasmo per ogni cosa che faceva, da una semplice foto di una finestra ricoperta di fregi in cotto del palazzo in cui poi avrebbe vissuto, alla realizzazione di un progetto di riqualificazione urbana oggetto della tesina finale del corso.
Con lei si muovevano altre tre ragazze, giovani laureate in architettura, che partecipavano con lo stesso entusiasmo a questa avventura. Per me fu un’esperienza tra le più significative del mio percorso professionale. Per loro l’inizio di un futuro che le ha portate su strade diverse. Ma Lucilla Meneghelli non ha perso una briciola di quell’entusiasmo di vent’anni fa.
Oggi è architetto “fatto e finito”, tra i più qualificati esperti e sostenitori della bioarchitettura, autorevole vicepresidente della Cooperativa di abitanti Piacenza 74, mamma e donna alla ricerca costante del buon motivo per cui vale la pena affrontare ogni giorno con spirito positivo.
La cosa più bella che ha fatto, al di là e al di fuori dei suoi successi professionali che si possono vedere viaggiando lenti tra i nuovi quartieri della terra piacentina, è un libro di favole dal titolo Didì cambia casa.
In quel libro l’architetto è diventato menestrello, una sorta di Branduardi dei bambini che, paradossalmente, coinvolge invece i grandi nel sogno che tutti noi abbiamo: muoverci, cambiare, restare incuriositi del mondo e delle persone e delle cose.
Fare l’architetto può voler dire restare ancorati alla propria terra, alle abitudini che si tramandano, utilizzare gli elementi tradizionali per creare qualcosa di innovativo. Non so quale sia veramente la parte che più appassiona Lucilla Meneghelli nelle cose che fa sul piano professionale. Di certo qualsiasi cosa faccia la fa comunque bene, sempre, con rigore misto a passione.
E quello che lei propone e persegue aiuta comunque l’ambiente in cui viviamo noi e dove cresceranno i bambini di oggi. Questo è un grande esempio di come a volte la qualità della vita non è solo una bella frase con cui ci si riempie la bocca.

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