lunedì 5 gennaio 2009

Il Brisighello, un olio straordinario


E’ una di quelle storie dell’agricoltura italiana che passano da un’idea di assistenzialismo e di povertà ad un progetto di eccellenza e redditività economica, che comportano fatica, che modificano abitudini, che trasformano il modo di pensare. Ma di cui, ad un certo punto, ci si accorge che ne valeva la pena.
Una data, quella del 1975, e poi un’altra ancora, quella del 1984, ed infine l’ultima, nel 1996, sono le tappe salienti della storia dell’olio extravergine di oliva di Brisighella, un microcosmo sulle prime colline romagnole dominato da 100.000 piante di ulivo, alcune secolari come l’abitudine all’olio in questa zona d’Italia. Ma le date vedono anche gli uomini protagonisti, gli oltre cento piccoli agricoltori del territorio e due persone caparbie: Nerio Raccagni e Franco Spada.
Nerio Raccagni, ristoratore in quel di Brisighella, nel 1975 convinse gli agricoltori soci di CAB, Cooperativa Agricola Brisighellese, a produrre un olio monovarietale. Un olio monovarietale, detto per inciso, se non ha grande stoffa non potrà mai essere un grande prodotto. Ma l’oliva Nostrana di Brisighella ha superato ogni selezione naturale, compresa quella di tremende gelate, dimostrando la sua grande stoffa.
Fino a quel momento l’olio era fatto per l’autoconsumo, tanto poco redditizio era il coltivarlo e trasformarlo.
Nerio, socio della cooperativa, si inventò modi originali per farlo conoscere sul mercato attraverso la sua rete di relazioni con il mondo della ristorazione. Uno in particolare colpì la curiosità dei ristoratori più attenti: l’olio extravergine d’oliva di Brisighella veniva imbottigliato ed etichettato con un cartiglio certificato dal notaio, dove erano indicati il nome del podere, il giorno della molitura, tutti gli orari dei vari procedimenti di produzione con le firme di tutti coloro che le attuavano.
Forse il primo esempio di tracciabilità di filiera. E, soprattutto, il prezzo a cui veniva venduto, 18.000 lire a bottiglia, ne garantivano la qualità. In quegli anni, dove la cultura dell’olio doveva ancora raggiungere la conquista della dicitura “extravergine d’oliva”, questa era una vera e propria rivoluzione. Proseguita nel 1984 dall’altro grande uomo dell’olio di Brisighella: Franco Spada, allora poco più che trentenne, presidente della Cooperativa dal 1981, incarico mantenuto fino al 2005, quando diventò presidente del Consorzio Produttori Olio extravergine di Brisighella DOIP e dell’ARPO, Associazione regionale produttori d’olio.
Con la determinazione del romagnolo verace Franco Spada si presentò nel 1984 davanti al consiglio della cooperativa con due idee; la prima era quella di abbassare il compenso agli agricoltori per le olive di bassa qualità conferite alla cooperativa, fino al punto di rendere improduttiva questa strada, alzando in compenso il costo di quelle di ottima qualità; la seconda era quella di sostituire il sistema di produzione che allora vantava secoli di storia: quello a pressa.
Uno scossone ad abitudini consolidate senza che gli agricoltori ne vedessero gli immediati e tangibili benefici.
Si stavano vedendo i primi timidi risultati della commercializzazione dell’olio che già venivano chiesti sforzi ulteriori sia in termini economici che di risorse umane; l’anno successivo, il 1985, fu anche l’anno della più grande gelata dal dopoguerra. Gli ulivi di varietà internazionale furono praticamente distrutti, la varietà locale, quella Nostrana di Brisighella, subì gravi danni ma ritornò in pochi anni a riprodurre: nel 1985 si raccolsero 160 Kg. di olio e quattro anni dopo si ritornò ai 4.200 quintali di olive raccolte.
Ma sono questi i momenti dove la passione per il proprio lavoro e l’amore per la propria terra diventano fondamentali e questi due elementi hanno contrassegnato tutta l’esistenza di Franco Spada; sua anche la capacità di trasferirli ai soci della Cooperativa, quegli agricoltori usciti da anni di mezzadria dove l’olio era semplicemente il prodotto di scambio tra proprietario e coltivatore.
Con questo spirito e con il mantenimento della strategia commerciale che dava all’Olio di Brisighella la patente di qualità che si arriva al 1996, il primo anno della Denominazione d’Origine Europea per i prodotti alimentari.
«In effetti mi posi il problema se avviare o meno questa richiesta. – racconta Franco Spada – Significava chiedere ai soci un altro sforzo, la riduzione del loro margine di guadagno perchè la DOP incide sul costo della bottiglia. Ma la nostra autocertificazione sarebbe venuta meno di fronte ad un marchio di quella portata e allora convinsi i soci a fare il grande passo». Nacque così il Brisighello, il primo olio DOP d’Italia.
Il destino colpisce questo prodotto ad ogni cambiamento. L’anno successivo, quello in cui si sarebbe potuto immettere sul mercato l’Olio con il marchio DOP, le cantine del CAB vennero depredate, tutto l’olio prodotto e conservato nelle cisterne pronto per l’imbottigliamento fu rubato in una notte.
«Fu un duro colpo – ricorda Franco Spada – ma gli agricoltori di queste terre non si lasciano scoraggiare e l’olio venne immesso sul mercato l’anno successivo, con una grande accoglienza tra il pubblico di fedelissimi, ristoratori e consumatori, che non ha mai abbandonato l’utilizzo del nostro olio da quando lo hanno scoperto».
Ma qual è la caratteristica di un buon olio? «La bassa, bassissima acidità, il controllo del processo produttivo, la cura nella sua conservazione. – conclude Franco Spada – Il Brisighello non supera mai lo 0,50 di acidità, è sottoposto ad analisi severissime, viene imbottigliato poche ore prima di essere distribuito. Per noi la qualità non si sottopone a nessun compromesso».
Un olio buono, come la terra che lo prepara, come gli uomini che lo producono.

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