domenica 19 luglio 2009

Il piacere della conversazione


“Sono nato in Via Medicine che allora si chiamava Strada della Medicina al numero 1 ed era la prima casa di Modena”, comincia così la lunga e piacevole conversazione con Adriano Grosoli, che attraversa la storia dei suoi ottant’anni.
Il primo ricordo risale alle caramelle che aveva cercato di salvare quando un’alluvione aveva allagato la cantina in cui riposava l’aceto balsamico tradizionale. Quel ricordo è la testimonianza storica della tradizione di una famiglia che ha sempre avuto a che fare con il prestigioso prodotto modenese.
“Mio nonno Adriano aveva aperto una salumeria a Spilamberto nel 1891, si chiamava Premiata Salumeria Adriano Grosoli e, dopo anni, sono riuscito a recuperare l’attestato rilasciato dalla Camera di Commercio che ora fa mostra di sé insieme al Gran Premio medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Genova alla fine dell’Ottocento.”
Più di un secolo di storia, impresso nei ricordi del signor Adriano che li centellina nel corso delle nostre lunghe conversazioni, saltando da un periodo ad un altro ma mantenendo sempre l’attenzione sull’aceto balsamico, con cui ha condiviso la sua felice esistenza.
Non a caso uso questo termine, infatti Adriano ha una bella faccia, aperta, serena, un viso che la dice lunga sulle fatiche ma ancor di più sulle soddisfazioni che la vita gli ha dato.
Come quando parla della moglie Luciana: “abitava a due passi da casa mia, ci vedevamo praticamente sempre, fin da piccoli. Da adolescenti i miei amici mi prendevano in giro perché io continuavo a parlare di lei, a stare con lei. A loro dicevo lasciate che passino gli anni e vedrete. Poi mi dissero sempre: avevi ragione. Mia moglie è una donna splendida, bellissima. Ci siamo sposati nel 1955, io avevo ventisei anni e da allora abbiamo condiviso ogni cosa.”
Fu con lei che decise di aprire una gastronomia a Modena, fu sempre con lei che iniziò la straordinaria avventura dell’Aceto Balsamico del Duca.
“I nomi storici dell’aceto balsamico di Modena vengono tutti da dietro un banco: Giusti, Fini, Federzoni, noi. Prima mio nonno Adriano, poi mio padre Mario che faceva il macellaio ma aveva comunque una batteria di aceto balsamico tradizionale e ventitré barili di aceto balsamico. Infine io che gestivo una gastronomia a Modena. – racconta Adriano – Nel 1972, insieme a mia moglie, a mio cognato e con l’aiuto della signora Annamaria che lavora ancora con noi, decisi di ritornare ancora qui, in Via Medicine, a dar vita a questa azienda. I primi anni al mattino io e mio cognato andavamo in giro a vendere, io stavo ancora anche in gastronomia, al pomeriggio in azienda ad imbottigliare finchè ci dedicammo tutti, anima e corpo, solo all’Aceto Balsamico del Duca.”
Un container per l’America contenente bottiglie da mezzo litro, rivestite da un nastrino tricolore e accompagnate da un libretto con la riproduzione del Duca Francesco I d’Este, tra i più famosi e appassionati produttori e consumatori di quel “balsamo” molto apprezzato alla corte degli Estensi, fu il primo grande risultato di mesi e mesi di fatica.
“Fino a ventisette anni fa il mio unico viaggio all’estero era stato nella Svizzera Italiana. – ricorda il signor Adriano – Nel 1972 invece partii con una missione di imprenditori, organizzata dalla Camera di Commercio di Modena, alla volta di New York. Non sapevo una parola di inglese.”
Da allora ha raccontato, con i gesti, con le parole, con la mia faccia e con l’assaggio del prodotto a migliaia di persone l’Aceto Balsamico di Modena. Sempre accompagnato da sua moglie Luciana che, all’inizio a malincuore, rinunciò alla sua bottega di gastronomia. “Stai tranquilla, che riusciremo a fare una cosa fatta bene”, gli diceva Adriano.
Così è stato e la dimostrazione è sotto gli occhi di tutti!

Luigi Franchi

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