domenica 19 luglio 2009

Felice di aver creato qualcosa di bello e di buono


Ci sono migliaia e migliaia di caratteri di stampa, in piombo e in legno, ci sono macchine e torchi per la stampa che risalgono al 1822, ci sono manifesti che per farli ci volevano due giorni di lavoro tra composizione e stampa, e poi c’è lui, Gian Carlo Vecchi, tipografo per cinquant’anni, ed oggi custode del Museo della Tipografia Libassi, in quel di Noceto.
Il Vecchi che, per dar vita al museo dopo che il Comune aveva acquistato i cimeli, queste macchine le ha ripulite pezzo dopo pezzo, che i caratteri li ha rimessi in bell’ordine uno per uno e che racconta, con l’entusiasmo di un bambino, la storia della tipografia ai ragazzi delle scuole in visita, gli fa una lezione pratica di stampa e risponde alla mia banale domanda se gli è piaciuto fare questo mestiere nel modo più ovvio: “non sarei qui”. Negli anni scorsi gli dette una mano il suo amico e compagno di lavoro Amos Papotti, oggi scomparso.
Insieme idearono i nomi dei caratteri dove, al posto dei classici Bodoni o Times o altri, misero i nomi di film e opere, di cui erano appassionati; da qui nacquero i caratteri Rigoletto, Semiramide, Toscanini, Quarto Potere, Totò ecc…
La storia della Tipografia Libassi comincia nel 1924 quando Fernando Libassi, all’età di dodici anni, comincia ad imparare il mestiere alla Tipografia Castelli; nel dopoguerra diventa socio e, nel 1963, Castelli, ormai anziano, gli cede l’attività. Da quel momento la tipografia di Libassi diventa La Grafica Nocetana.
Vecchi iniziò il lavoro di tipografo nel 1945, anche lui a dodici anni, e rimase alla Libassi fino al 1953, per poi andare a stampare presso il Laboratorio Caricamento Proiettili.
“Vede quel manifesto appeso? Fu il mio primo lavoro.” Il manifesto recita testualmente:
Noceto Associazione Calcio
Campo Sportivo
Domenica 24 corr. alle ore 13
Avrà luogo l’attesissimo incontro di campionato 1° divisione
S.P. PESENTI (attuale capolista del girone)
NOCETO A.C.
“Io ho composto Noceto A.C.”, ricorda Gian Carlo. Era il tempo in cui un mestiere lo si imparava così, con molta precisione e molte prove sul campo.
“Ma il piombo era dannoso?” chiedo. “Ci davano obbligatoriamente mezzo litro di latte da bere ogni giorno per evitare questo rischio” racconta il Vecchi mentre mi illustra le antiche macchine da stampa, pesantissime, lentissime pensando alla tecnologia attuale.
Mi incuriosisce un manifesto degli anni Settanta di cui conto le righe: ottantadue!
“Per fare questo manifesto ci voleva un giorno intero di composizione. Mentre questa Nebbiolo faceva 1200 manifesti all’ora; quando è arrivata in tipografia sembrava di guidare una Ferrari, rispetto alle altre macchine per la stampa.”
In questo originale museo lo sguardo non sta fermo un attimo, si è catturati da cassettiere sottili in cui riposano migliaia di caratteri e di filetti. “I caratteri più grandi, oppure i clichès venivano fatti con il legno perché la lega di piombo e antimonio li rendeva troppo pesanti. Il legno prediletto era il pino di Svezia, più morbido da manipolare per fare le varie tipologie. Ogni sera bisognava rimettere i caratteri in maniera ordinata nelle cassettiere per facilitare il lavoro del giorno dopo.”
La bellezza estetica delle macchine come l’ottocentesco torchio Dell’Orto, con i piedi a zampa d’elefante e lo scorrimento a rotaia, oppure come i clichès e i caratteri dalle forme più strane, è la sensazione più immediata che lascia una visita al Museo Libassi.
Ma quella più duratura è il racconto che Gian Carlo fa della sua professione, inevitabilmente fusa con quella della sua vita che, tra le tante cose, lo vede ancora adesso protagonista del coro I cantori del Mattino di Noceto, con cui gira il mondo per esibirsi.
Le ultime informazioni riguardano gli orari di apertura: il martedì, il mercoledì e il venerdì al mattino; per altri giorni è consigliabile telefonare all’Ufficio Cultura del Comune di Noceto 0521.622137.
Non perdetevi questa scoperta!

Luigi Franchi

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