domenica 19 luglio 2009

Andrea Molinari e Alessandro Stabile: vignaioli


Die 5 semptember 1732. Chissà cosa si faceva, chi ci abitava, chi l’aveva costruita, se c’erano vigneti o sterpaglie, se si vedeva il magnifico skyline delle torri medievali come si vede adesso dalla torretta di questa casa rurale ai piedi di Castell’Arquato.
Sono le domande che mi pongo ogni qualvolta mi imbatto in tracce certe del passato che segnano una data, un accadimento. Un pensiero comune a molti che stimola la fantasia: a volte è più bello immaginare che conoscere.
La casa in questione si chiama Casa Benna ed oggi, o meglio dal 1916, è sicuramente un’azienda agricola; adesso è d’obbligo l’aggettivo modello ma molto probabilmente lo era anche allora perchè la qualità la fanno sempre le persone e la storia della famiglia Molinari è un esempio di questo.
Nel pieno di una guerra mondiale Pietro Molinari investe in una porzione di terreno a fondovalle, dove la buona esposizione al sole fa ottime le uve. Dalle colline di Montezago, piccolissima frazione di Lugagnano, si sposta con la moglie a Castell’Arquato.
Pur in un momento non particolarmente felice per l’economia e per la società italiana Pietro e Irma mettono al mondo otto figli: Giovanni, Maria, Anna, Camillo, Pino, Luigi, Franco, Pina.
Pietro viene purtroppo a mancare presto e Irma si fa carico di tutto, come molte donne in quel tempo. La sua soddisfazione è probabilmente stata quella di aver dato una laurea o un diploma a tutti i suoi figli.
Uno di questi, Giovanni, divenne geometra, lavorò in Comune a Lugagnano e ne divenne sindaco negli anni ‘60, ancor oggi ricordato per la sua rettitudine e attenzione verso i suoi concittadini. Da geometra poi sindaco, Giovanni decise di dedicarsi a tempo pieno alla cura dell’azienda agricola, appassionando e facendo appassionare al vino i suoi figli ma anche molte persone che vantano primati di fedeltà ai vini di Casa Benna, come Giovanni Raggi cliente da più di trent’anni o il Ristorante Da Faccini che ha in carta Casa Benna dal 1985.
Fu Giovanni uno dei soci fondatori del Consorzio Vini Doc Colli Piacentini e dell’Enoteca Comunale di Castell’Arquato, fu sempre lui che nel 1970 imbottigliò la prima bottiglia di Gutturnio fermo, doc da soli tre anni. E fu lui a dare un nome alla “vigna di Andrea”, dove si portava il figlio mentre lui potava, puliva, curava i suoi filari.
“L’asilo te lo faccio io nella vigna”, questa è la prima frase che Andrea si ricorda a quattro anni, detta da suo padre. Con quelle premesse diventa dura fare dell’altro. Infatti Andrea, laureatosi in ingegneria informatica nel 1996, prende in mano le redini dell’azienda e la fa crescere, in qualità e in onestà dei suoi vini. Cosa significa onestà? Significa che se un’annata non è buona lui non fa per forza quel vino.
Significa che il vino lo si fa in vigna e il passo è adeguato alla gamba, reinvestendo anno dopo anno i guadagni (pochi per le trentamila bottiglie di oggi, immaginatevi le 4.000 di vent’anni fa). Ma soprattutto significa che, arrivati in azienda per assaggiare i vini, si percepisce qualità, cura e amore in ogni dettaglio.
Per anni ha fatto tutto da solo, in parte aiutato da sua mamma: potare, innestare, tenere in ordine vigna e cantina, imbottigliare, vendere. Solo in periodo di vendemmia si avvale di lavoranti.
Oggi assieme a lui c’è suo nipote Alessandro, ventisei anni perito meccanico, stessa passione, stessa filosofia.
Basse rese per ettaro (un terzo rispetto a quello che consente il disciplinare), poche tipologie di vini (quattro in tutto, con il Gutturnio nelle sue tre versioni), grande attenzione al lavoro tradizionale in vigna (adesso, mentre sto scrivendo, Andrea e Alessandro stanno potando a mano, per tutto l’inverno), un uso sapiente della tecnologia in cantina, la collezione degli antichi attrezzi nella sala dove si accoglono i clienti e gli amici.

Luigi Franchi

Nessun commento:

Posta un commento