lunedì 31 ottobre 2011

Doc Sicilia, maggiore qualità e immagine internazionale


“La Doc Sicilia ci darà l’opportunità di valorizzare la produzione siciliana sotto diversi punti di vista; la qualità sarà maggiore, basti pensare per esempio che per fregiarsi della Doc i vini dovranno essere ottenuti da rese per ettaro inferiori rispetto a quanto avveniva con la Igt Sicilia; il consumatore sarà ancora più tutelato in quanto con l’entrata a pieno regime delle DOP, i controlli sui vini saranno raddoppiati e avverranno prima e dopo l’imbottigliamento; poter puntare tutti sul brand Sicilia ci permetterà di essere più facilmente riconoscibili e quindi appetibili agli occhi del consumatore straniero. Non da ultimo, la Doc Sicilia offre il vantaggio di poter accedere con più facilità ai fondi che l’Unione Europea mette a disposizione per la promozione attraverso la OCM Vino. L’importante è che i soldi si spendano bene”, è il commento di Antonio Rallo, della prestigiosa azienda Donnafugata, che inizia il suo mandato di presidente di Assovini Sicilia in concomitanza con l’approvazione del nuovo disciplinare che racchiude, dopo un lungo iter, i vini dell’isola sotto un’unica insegna: Doc Sicilia.
Nella nuova denominazione vengono incluse nove tipologie, tra cui i conosciuti Insolia, Cataratto, Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Frappato e Grillo, a cui vengono aggiunte le versioni Passito, Vendemmia tardiva, Spumante e Liquoroso. Le uve destinate alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata "Sicìlia" devono provenire da vigneti coltivati nel territorio della Regione Sicilia.
“Abbiamo manifestato il nostro interesse all’iniziativa mirata ad ottenere il riconoscimento della Doc Sicilia, ritenendola importante al fine della rivalutazione della storicità del vino e della vocazione vitivinicola territoriale della nostra isola. – sostiene Carmelo Bonetta, dell’azienda Baglio del Cristo di Campobello, che quest’anno ha ottenuto un notevole numero di riconoscimenti - I benefici che si potrebbero trarre sono tanti, a cominciare dall’immediata comunicazione e riconoscibilità, da parte dei mercati internazionali, dei nostri vini, rafforzando il positivo momento che essi stanno vivendo. Riteniamo, però, che la  Doc Sicilia poteva raggiungere più facilmente questi risultati se non fosse stata data la possibilità di imbottigliare anche fuori dalla Sicilia. Tuttavia noi ci sentiamo impegnati a scommettere sulle positive sinergie che la stessa può generare”.
Effettivamente il disciplinare prevede che si possa imbottigliare anche fuori dall’isola, pur in presenza di limitazioni. Ma la soddisfazione resta alta tra gli imprenditori come conferma Diego Cusumano dell’omonima cantina: “Abbiamo fatto un grande passo avanti. La parola Sicilia è una delle più conosciute al mondo e riveste uno straordinario valore nell’immaginario. Non ultimo è una risposta a quello che il mercato richiede, ovvero chiarezza e semplificazione”.
Attorno al risultato l’approccio è razionale da parte dei produttori, con una serie di riflessioni che esprimono la necessità di mettere al centro la qualità, prima ancora che il nome.
“Parto dalla premessa che a mio avviso la Doc debba essere legata a doppio filo con il concetto di terroir che è la complessa interazione fra condizioni climatiche, tipo di terreno ecc., che deve essere alla base delle diversità e dell'originalità dei vini prodotti in un territorio e quindi, riunire tutto sotto un cappello Doc Sicilia mi sembra culturalmente sbagliato. – afferma Andrea Cabib, direttore commerciale dell’azienda Feudi del Pisciotto - Tuttavia se un'unica Doc Sicilia contribuirà a diffondere il nome Sicilia in giro per il mondo, rafforzando l'immagine delle singole denominazioni locali, allora potrà essere un successo, e se questa poi potrà servire per proteggere i nostri vini e le loro tipicità....ben venga!”
"Sinceramente credo che la Sicilia, anziché riproporre qualcosa che già esiste, avrebbe dovuto essere la prima regione a creare qualcosa di finalmente innovativo confermando così  la sua tradizionale vocazione verso tutto ciò che è avanguardia. In ogni caso la Sicilia è una regione grande e ricca di peculiarità che caratterizzano zone molto diverse tra loro e assolutamente uniche, lavorare su una DOC Sicilia secondo noi significa in qualche modo appiattire un territorio che invece andrebbe valorizzato nelle sue singole parti. Credo sarebbe stato al limite  più interessante creare delle DOC specifiche per i vari territori, come quella dell'Etna, per dare maggior valore alle diversità. In sintesi non penso quindi che il vino siciliano ricaverà benefici particolari da questa operazione", è l’opinione di Filippo Cesarini Sforza - Direttore Generale Duca di Salaparuta. Dibattito che rivela una complessità di analisi che il presidente di Assovini, Antonio Rallo, prova a riassumere con un obiettivo: “Tra le prime iniziative c’è quella di accompagnare gli associati verso l’adesione di questo nuovo quadro normativo e di collaborare con tutti gli altri soggetti della scena produttiva per la costituzione di un Consorzio che gestisca la Doc Sicilia”.
Luigi Franchi
Pubblicato su Catering, rivista della ristorazione  e dei consumi fuori casa – Settembre 2011

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