sabato 8 agosto 2009

28 settembre 2008, flight QR034


«… passando per i frutteti della Zambonina, dei Marchi, di Ca’ Pilastri, Bondiocca, Sagradello, Colombara, si giunge a Soarza, distante dal Po solo due chilometri e mezzo … Soarza (m.37, 600 abitanti, da Piacenza chilometri 31) è un paese che emerge compatto, in una campagna verde vastissima, con la guglia del suo campanile, gli edifici rossicci che Luigia Picasso Ratto Dall’Orso ha lasciato con circa undicimila pertiche di terra alle opere benefiche di Genova e di Soarza, d’accordo con la figlia Giulia (testamento del 1907) … Nel 1974, per disposizione del pio lascito Picasso, presieduto dal cardinal Siri, terreni e fabbricati sono stati venduti ai fittabili, dopo tre aste infruttuose alle quali si interessò anche il cantante Adriano Celentano».

Così recita l’insuperabile guida antologica “Valdarda e Valchero” di Gianfranco Scognamiglio e Gino Macellari del 1975.Un pezzo di storia che porta a vedere da vicino gli edifici rossicci in cui oggi trova posto l’azienda agricola Cascina Pizzavacca (www.pizzavacca.it) delle famiglie Pisaroni, i fittabili di allora. Sono infatti ben più di cinquant’anni che Angelo Pisaroni lavora quelle terre e quei frutteti, a lui sono succeduti i figli Bruno e Mauro ed ora i figli dei figli: Emanuele e Filippo. Le cascine ospitate in quegli edifici rossicci hanno fatto un pezzo di storia di questo territorio piatto, assolato ma altrettanto generoso nel fornire grano, cereaili e frutta, moltissima frutta. Negli anni scorsi in questi luoghi c’erano i granai in cui venivano stoccati i raccolti di tutti i piccoli agricoltori della zona, per una vendita consortile che garantiva maggior potere contrattuale.Oggi sono cambiate molte cose, cerealicoltura e zootecnia non costituiscono più fonti di reddito adeguate ma i figli dei figli amano troppo queste terre e il loro sentirsi contadini per abbandonarle; dopo gli studi in agraria decidono di restare: Filippo ad occuparsi dell’ortofrutta, Emanuele a pensare al nuovo che da qualche parte deve pur esserci. Il periodo sabbatico lo porta a girare per fiere dell’agroalimentare finchè non si imbatte “in uno stand che commercializza spezie in bottiglie particolari”.Piante ornamentali fu la prima idea, la seconda suggeritagli da Gilberto, il bibliotecario della Cattolica di Piacenza dove aveva studiato, fu la produzione di nettari di frutta e di prodotti dell’orto da preparare secondo le ricette di casa. Tre mesi in giro a cercar tecnologia, cominciando “dal grosso pentolone necessario a preparare la giardiniera della mamma e la salsa verde di nonna Natalina, grande cuoca. – ricorda Emanuele - A sera, per un’intera estate, con la mamma a cuocere a bagnomaria tutte le sei verdure della ricetta, assemblarle con calcolo matematico, assaggiarle e migliorarle”.Poi l’acquisto delle attrezzature necessarie, l’utilizzo della frutta coltivata dal cugino Filippo e dallo zio Mauro, il coinvolgimento di papà Bruno a capo della produzione, e lui in giro a promuovere, far conoscere, creare relazioni e appassionare altri alla valorizzazione di quel territorio piatto, assolato e nebbioso senza misura ma altrettanto generoso.“Un solo punto era fermo in questo tentativo; le scelte produttive dovevano essere serie. – afferma emanuele – Lotta integrata in pieno campo, nessuna stabilizzazione del prodotto, materie prime dei nostri campi o, per prodotti non territoriali come le arance o i pompelmi, di fornitori affidabili, trasformazione in base alla produzione e, soprattutto, il sostegno dell’Università Cattolica di Piacenza, dove sono andato per cercare conforto alla mia idea trovando grande collaborazione”.Ad un certo punto, a furia di lasciare in giro campioni, far assaggiare, raccontare arriva la svolta generata dal passaparola: i nettari della famiglia Pisaroni, oltre alle boutique gastronomiche delle province circostanti arrivano nello show-room di Gucci a Milano.Nell’ufficio di Emanuele campeggia, appoggiato al muro che prima o poi lo vedrà incorniciato, un cartone da imballo con scritte a pennarello che raccontano della telefonata di un certo Ibraihm dal Qatar che gli commissiona una fornitura di nettari di frutta.Le scritte riportano la data del 28 settembre 2008, la sigla di un volo, gli orari di partenza e di arrivo, le modalità doganali e quantaltro.“Ero in cortile e non aveo altro che questo cartone su cui scrivere tutto. Stavo parlando con il referente del sultano del Qatar e non capivo più niente, neppure se era uno scherzo”.Non era uno scherzo, i nettari sono sulla tavola del sultano. Ma adesso sono anche nello spaccio che la famiglia ha aperto per i clienti che diventano ogni giorno di più.

Luigi Franchi



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