Itaca
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
ne' nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta; piu' profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca -raggiungerla sia il pensiero costante.
Sempre devi avere in mente Itaca -raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Kostantin Kavafis
questa è la poesia-storia che mi è girata in testa per tutto il tempo che ho trascorso nella degustazione di un bicchiere di straordinaria e potentissima Malvasia, con una gradazione di 14,5°, con un nome e una storia particolarissima.
L'esperienza l'ho vissuta alla Palta di Bilegno, un ristorante dove il bianco predomina, a cominciare dalle curate amatissime orchidee per finire alla immacolata divisa e al radioso sorriso di Isa, la cuoca di casa.
Forse la poesia di Kavafis che parla di Itaca si sposa idealmente a questo vino che, più di ogni altra Malvasia finora assaggiata, ti ricorda l'origine antica e mediterranea, ti fa immaginare il percorso che i ceppi della vite hanno fatto, nei secoli scorsi, attraverso i mari per trovare posto sulle colline italiane, sull'appennino piacentino attraversato dalle legioni di Annibale.
Sta di fatto che questo vino è impossibile berlo in maniera distratta; la complessità dei suoi profumi è talmente invadente che occupa ogni spazio dei sensi.
Una Malvasia così l'ha voluta Roberto, il marito di Isa e sommelier della Palta, capendone originalità e potenzialità durante una degustazione di questo vino ai suoi albori, nei primi mesi del 2008.
I Colli Piacentini devono molto alla Malvasia, in particolare nella versioni passita che sta delinenando l'auspicata identità di questo territorio vinicolo. Ma Roberto l'ha voluta in altro modo e, insieme al produttore Enrico Sgorbati, lo hanno spiegato in etichetta:
"questo unico vino è frutto di un'attenta selezione di uve Malvasia aromatica di Candia, coltivata in un piccolo appezzamento di soli 0.85 ettari, costituito da 4 particelle catastali (141, 143, 142, 144), dove particolari condizioni di microclima rendono questo prodotto unico e irripetibile. La vendemmia è avvenuta il 12 novembre 2007 e acini ricoperti in parte da muffa nobile sono stati pigiati in modo soffice, fermentando in piccole botti da 225 litri per dodici mesi. Sono state selezionate da Roberto ed Enrico solo 3 botti che hanno prodotto 900 bottiglie."
Sul fronte dell'etichetta il nome del vino: UNA, scritto con un elegantissimo carattere, e una frase di Roberto che dice "una vigna, una varietà, una vendemmia, una mano, una bottiglia racchiude un pensiero".
Viene voglia di suggerire un'aggiunta: "una esperienza davvero unica"!!
Luigi Franchi
La Palta
Loc. Bilegno – Borgonovo Val Tidone
Tel. 0523 862103 - http://www.lapalta.it/
Tel. 0523 862103 - http://www.lapalta.it/





suo Stato confiscandone i beni, tra cui il ricco patrimonio librario; i libri del Collegio di Busseto e Fidenza furono concentrati presso il Monte di Pietà e Abbondanza, da cui nasce il primo fondo della biblioteca del Monte di Pietà.Anno 1960, il Monte di Pietà e Abbondanza si fonde con la Cassa di Risparmio di Parma, che volle dare nuovo impulso alla cura del Palazzo e della Biblioteca. Verso la fine di quel decennio la direzione della biblioteca viene affidata al professor Corrado Mingardi, che ne accompagna tuttora la crescita. Al momento del suo insediamento la dotazione era di circa 5.000 volumi, mentre oggi si aggira intorno ai 65.000, con preziosissime rarità a cominciare dal fondo librario dei Gesuiti, composto fra l’altro da venti incunaboli e 480 cinquecentine, a cui si aggiungono numerose edizioni bodoniane, opere sei-settecentesche di medicina e scienze naturali e l’Encyclopedie di Diderot e d’Alembert.Un simile patrimonio richiede un luogo altrettanto prestigioso e le sale della biblioteca, ricavate nel palazzo del Monte di Pietà costruito tra il 1681 e l’82 su progetto dell’architetto ducale Domenico Valmaggini, su commissione di Ranuccio II, assolvono al compito in maniera eccelsa. Nove sale e tre magazzini, le principali arredate con scaffali di legno intagliato dei secoli XVIII e XIX, accolgono tre mezze giornate alla settimana chiunque voglia trascorrere alcune ore immerso in uno dei veri piaceri della vita: i libri. Ad accogliere gli ospiti il personale qualificato e il professor Mingardi, un “uomo di libri” come ama definirsi. Ogni giorno, da quarant’anni, il professore passa in queste sale, ne raccoglie gli umori e l’infinito piacere, ne impara ancora oggi i piccoli segreti che vi sono racchiusi nelle migliaia di pagine lunghe cinque secoli.“Sono all’incirca 9.000 i prestiti annuali e circa ottocento le persone iscritte a questa biblioteca che, è bene ricordarlo, è pubblica ma non civica; l’istituzione, pur svolgendo funzioni di biblioteca aperta a tutti, fa capo alla Fondazione Cariparma che ne sostiene tutte le spese di mantenimento e gestione. – spiega Corrado Mingardi – Gli utenti del servizio sono comunque ben più numerosi degli iscritti e arrivano da tutta la Bassa parmense e dai comuni piacentini limitrofi”.Quest’anno il professor Mingardi festeggia il quarantesimo anniversario di questo rapporto straordinario con la Biblioteca bussetana, quarant’anni di gestione sapiente i cui risultati sono agli occhi del mondo. Lo scopro mentre mi accompagna in giro per le sale dell’attiguo palazzo del Monte di Pietà, visitabile su richiesta, dove le sale sono rimaste immutate negli anni, con la quadreria e gli stessi arredi d’epoca, come il tavolo e le sedie su cui i consiglieri dell’epoca erogarono una borsa di studio triennale al giovane meritevole Giuseppe Verdi che potè, in siffatto modo, completare la sua formazione di musicista e compositore a Milano. Lo stesso Verdi, negli anni della maturità, ripagò il Monte con alcuni lasciti. Non ci resta che fare i migliori auguri al professor Mingardi e alla biblioteca di Busseto, suggerendo una visita davvero emozionante e ricca.
Oggi il Palazzo è un centro molto dinamico di vita sociale e culturale che ospita congressi, ricevimenti, incontri culturali, mostre, oltre a proseguire nella sua attività di Centro studi di medicina veterinaria..All’interno trova posto un delizioso locale in cui ci si rifugia per godere veri e propri momenti di benessere: la Caffetteria del Palazzo. Aperta esattamente tre anni fa da Mila (le due note musicali, ama definirla suo marito Walter, consigliere delegato della società che gestisce le attività di Palazzo Trecchi), la Caffetteria si sviluppa in due accoglienti sale dove vengono proposte le migliori selezioni di bevande, dai caffè ai vini.Ma il “veramente bello” è il piccolo cortile giardino sul retro, un’autentica oasi di pace da cui ci si separa a fatica una volta seduti ad uno dei tavoli. Dentro e fuori, in diversi momenti dell’anno, vengono organizzati dei piccoli eventi di alta qualità, dalle degustazioni alle letture e alla musica.Mila e Walter, friulana e piemontese, arrivano da numerose esperienze nel settore alberghiero e l’impronta che hanno dato alla Caffetteria risente positivamente della loro visione del mondo: aperta e accogliente.
